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al testo di Bianca Mannu
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Democrazia Qualcuno disse Non un empio - né un captivo - fu Non fu disgrazia quella voce assemblasse al nome il Nume del concetto. Pure - da allora –Nemesi le impose con lo sguardo Necessità e Ventura. Con gli stessi decreti il Parlante libero' in mano agli Aristoi. Stretto - per prova- alle solerti Moire per spegnere con la vita sua di uomo o con l’infamia del suo Logo le ali alla Parola detta. Egli abbracciò il suo Fato e volse - per non smentirsi - verso Dite sapendo acceso un lume- errante già - per i futuri umani. S’affiochirono altri nel poco. E subito una siepe di arbusti cinse l’esordio storico di lei e le assegnò angusti luoghi e brevi tempi. Fuori rimase un verminaio piccolo e vivace di allogeni schiavi della terra e delle cave. Certo qualcuno ne ricevé contagio e voltando le terga all’uso dell’abuso ne lanciò la febbre nella storia. *** Nomade ancora corre il pianeta -salta i muri – scava cunicoli da talpa e i sogni frequenta di chi ha fioca voce. Cambia di luogo e guarda tempi brevi di rigoglio. Si bagnò nel sangue uscendo dalle notti. Passò indenne nei roghi. Vestì abiti smessi. Fu agghindata perché non paresse quella. Andò svilita incambio di moneta. Ancella e scudo di molti rettori e padroni. E ancora rampolla -nuova - nei pensosi desideri dei tanti che si chiamano per lei dalle galere per mettere ali ai corpi - li alle ali - per affratellarsi oltre le frontiere e unire a lei - numinose - altre antiche e nuove voci di riscatto.
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